L’osteoporosi è la più comune malattia metabolica dello scheletro ed è caratterizzata da una riduzione della massa ossea e da cambiamenti nella qualità della microarchitettura ossea: l’osso diventa più poroso, fragile e soggetto a fratturarsi anche in seguito a un trauma minore. Al contrario di quanto si pensa, l’osteoporosi non riguarda solo le donne dopo la menopausa, ma è un rischio molto più generalizzato.
L’osteoporosi è una malattia silenziosa: i sintomi di solito si verificano solo quando l’osso è ormai molto compromesso, e si manifestano come dolore muscoloscheletrico che infine sfocia nella sua complicanza: la frattura, spesso causata da un trauma anche minimo. Le fratture da fragilità più comuni dell’osteoporosi coinvolgono la colonna dorso-lombare, il femore prossimale (collo del femore) e il polso.
L’osteoporosi si può prevenire e curare: le donne in perimenopausa, e comunque tutte le persone, (sia uomini sia donne) che dopo i cinquant’anni abbiano subito una frattura causata da un trauma minore, dovrebbero tenere sotto controllo la salute delle ossa, verificando la qualità e resistenza del tessuto osseo. La Bone Clinic offre pacchetti ad hoc per la prevenzione dell’osteoporosi e una serie di percorsi terapici per chi già soffre di questa condizione.
Anche se lo scheletro sembra statico, in realtà il tessuto che lo compone è in continua attività, nel corso di tutta la vita. In ogni istante, piccoli segmenti di osso usurato o danneggiato sono sostituiti da materia ossea nuova, in modo da mantenere lo scheletro in efficienza. La funzione di “costruire” il tessuto osseo spetta a cellule dette osteoblasti, mentre il riassorbimento del tessuto usurato è compiuto da cellule dette osteoclasti: la loro azione combinata è detta turnover osseo, il quale porta, nell’arco di pochi mesi, al rimodellamento osseo e alla sostituzione completa del tessuto che costituisce le ossa.
Grazie al turnover è anche possibile la crescita dello scheletro, dal momento della formazione del feto fino all’età adulta gli osteoblasti producono più tessuto osseo di quanto ne venga riassorbito, il bilancio calcico è così positivo, e le ossa si accrescono e si irrobustiscono. Ciò avviene fino all’età di circa 20-25 anni, quando raggiungiamo il cosiddetto picco di massa ossea: il momento di massima forza e robustezza delle ossa. La quantità di osso che si accumula durante il picco di massa ossea è in gran parte determinata da fattori genetici, quali la familiarità, il sesso e l’etnia, ma è possibile agire fin dall’infanzia per aiutare l’organismo a raggiugere il massimo del proprio potenziale, assicurando ai bambini un’alimentazione sana e ricca di elementi utili all’osso (come il calcio) e favorendo la pratica dell’attività sportiva fino dall’infanzia.
Dopo i 25 anni circa, a una prima fase di sostanziale equilibrio dell’osso, ne subentra una in cui la quantità di tessuto osseo riassorbito supera la quantità quello prodotto. L’osso diventa progressivamente meno resistente e denso. Una certa riduzione della massa ossea, detta osteopenia, fa parte del naturale processo di invecchiamento, e può verificarsi anche in seguito a patologie che si riflettono sulla qualità dell’osso. Ma questo processo di progressivo impoverimento dell’osso, di per sé naturale, a volte presenta uno sbilanciamento eccessivo tra tessuto riassorbito e tessuto formato, tale da ridurre troppo la densità minerale ossea e determinando variazioni nella microarchitettura ossea. In tal caso il tessuto diventa estremamente poroso, sottile e soggetto a fratture: siamo di fronte all’osteoporosi.
La “materia prima” che costituisce il tessuto osseo è il calcio, il quale, assorbito a livello intestinale grazie all’azione della vitamina D, si lega al fosfato, dando origine al cristallo di idrossiapatite, la componente principale delle ossa. La nostra dieta dovrebbe sempre fornire all’organismo il calcio necessario a costruire e mantenere in salute le ossa, così come all’organismo non dovrebbe mai mancare la vitamina D.
Il calcio inoltre non serve solo alla formazione delle ossa, bensì è fondamentale per assicurare la salute e il funzionamento corretto di tanti altri organi e apparati, come quello muscolare e il sistema nervoso. Così, quando i livelli ematici del calcio sono troppo bassi, l’organismo lo va a prelevare dalle ossa, le quali acquistano quindi anche una funzione di “serbatoio” del calcio necessario all’organismo. Ecco perché condizioni come la gravidanza e l’allattamento, in cui l’organismo della madre deve fornire grandi quantità di calcio prima al feto, poi al neonato, sono momenti delicati, perché possono portare all’impoverimento del tessuto osseo.
Si può determinare la probabilità di insorgenza dell’osteoporosi prendendo in considerazione i fattori di rischio, che possono essere non modificabili, come la familiarità, il sesso, l’etnia l’età, la compresenza di altre patologie o l’assunzione di farmaci che hanno conseguenze sull’osso, oppure fattori di rischio modificabili, come le abitudini alimentari, lo stile di vita, le consuetudini alimentari, il fumo di sigaretta, l’abuso di alcool. Sui fattori non modificabili non possiamo intervenire, mentre su quelli modificabili sì.
L’osteoporosi è molto comune nella popolazione anziana, sia maschile, sia femminile di tutto il mondo. Le donne attraversano un periodo critico quando entrano in menopausa, perché le variazioni ormonali che questa comporta determinano una rapida perdita di massa ossea. Anche gli uomini perdono massa ossea invecchiando, ma in modo più regolare e diluito nel tempo, non essendo sottoposti alle variazioni ormonali che riguardano le donne. Però intorno ai settant’anni la perdita di osso in uomini e donne si equivale.