Le fratture da fragilità sono fratture che si verificano in seguito a un trauma di lieve entità, tale da non dare normalmente conseguenze, indipendentemente dalla sede scheletrica in cui si verificano. Chi ha subito una prima frattura da fragilità ha un’elevata probabilità di subire ulteriori fratture.
Quando si subisce una frattura in seguito a un trauma di scarsa entità, diventa importante conoscere i propri fattori di rischio per la fragilità ossea. Aumentano il rischio di frattura alcuni fattori, che il medico prenderà in considerazione. Tra questi troviamo l’età avanzata, l’appartenenza al sesso femminile e in particolare l’aver avuto una menopausa precoce (prima dei 45 anni) o periodi prolungati di assenza del ciclo mestruale. Anche la bassa densità ossea (valore ottenuto dal risultato della MOC) è un dato da tenere presente, così come sarà da tenere in considerazione una storia personale o familiare di fratture da fragilità.
Anche alcune patologie o condizioni cliniche sono fattori da tenere in considerazione: la fragilità è favorita da malattie reumatiche (per esempio l’artrite reumatoide), malattie endocrine (per esempio della tiroide, delle paratiroidi e dei surreni), malassorbimento intestinale o malnutrizione, diabete mellito, trapianti d’organo, oppure dall’assunzione di farmaci che danneggiano l’osso (per esempio il cortisone, gli anticonvulsivanti, l’eparina, l’eccesso di ormoni tiroidei, alcuni diuretici).
Anche le abitudini e gli stili di vita possono avere il loro peso: abitudini alimentari che portano a diete povere di calcio e di vitamina D, oppure diete squilibrate possono danneggiare la salute delle ossa, così come l’abitudine al fumo e l’eccesso di alcol. Anche una scarsa attività fisica o un’eccessiva magrezza (indice di massa corporea <18,5) possono avere effetti negativi sull’osso, rendendolo più fragile.
Considerando tutti questi fattori, il medico suggerirà modifiche allo stile di vita, all’alimentazione abituale o stabilirà, se necessario, un percorso terapico.